COSENZA ANGIOINA
LA BATTAGLIA DI BENEVENTO 1266
Location: Via Biagio Miraglia (incrocio Via Padolisi)
La Battaglia di Benevento fu combattuta nei pressi di Benevento il 26 febbraio del 1266 fra le truppe di Carlò d'Angiò, campione del partito guelfo, e l'esercito di Manfredi, campione del partito ghibellino e figlio di Federico II.
Lo scontro era tra due concezioni politiche. Quella del papa, capo del PARTITO GUELFO in Italia, che mal tollerava lo Stato laico normanno-svevo, fortemente accentrato e quella di Manfredi, capo del PARTITO GHIBELLINO nella penisola. La posizione di Manfredi era molto debole.
Molti dei suoi nobili erano attratti da Carlo d'Angiò, che prometteva uno Stato meno accentratore.
Durante la battaglia, Manfredi ordinò alle truppe di riserva di intervenire, ma molti tradirono, fuggendo: tra questi vi erano il conte di Molfetta e alcuni baroni pugliesi, oltre al conte di Caserta, cognato di Manfredi stesso.
Manfredi cercò la morte in battaglia. Il suo corpo venne ritrovato tre giorni dopo sul luogo della battaglia e fu pietosamente sepolto per ordine del suo nemico Carlo d'Angiò.
Ma l'arcivescovo di Cosenza, acerrimo nemico di Manfredi, lo fece disseppellire nottetempo dicendo che uno scomunicato non poteva essere sepolto in un terreno consacrato appartenente alla Chiesa. Lasciando marcire il corpo del povero Manfredi sulle sponde del fiume Liri.
Le sue ossa... "or le bagna la pioggia e move il vento", come scrisse Dante Alighieri (Purgatorio, III 130).
ISABELLA, MOGLIE DEL RE DI FRANCIA CADE DA CAVALLO NEL FIUME SAVUTO MENTRE IL RE E GLI ALTRI CAVALIERI GUARDANO ATTONITI
Location: Via Padolisi (di fronte n.6)
Filippo III, l'Ardito, re di Francia, di ritorno dall'VIII Crociata in terra santa, stava attraversando le terre di suo zio Carlo I d'Angiò, re di Napoli, quando sua moglie, Isabella d'Aragona, cadde da cavallo mentre attraversava il fiume Savuto nei pressi di Martirano (11 gennaio 1271).
Isabella era incinta del quinto figlio. Fu prima trasportata nel castello di Martirano e poi in quello di Cosenza, dove mori. Fu sepolta nel Duomo di Cosenza, insieme al feto del bambino che aveva in grembo.
Filippo III volle per lei un monumento, che ancora può essere visto nel Duomo di Cosenza, ma la sua salma fu, successivamente, traslata nell'Abbazia di Saint Denis, dove ora riposa accanto a quella di suo marito Filippo III.
Nel Duomo di Cosenza rimase il feto del suo bambino.
Isabella era la madre di Filippo IV, il Bello, re di Francia, che fece quello che Federico II non seppe o non potè fare un secolo prima. Fece prigioniero il papa, Bonifacio VIII, per intimargli di ritirare la Bolla di Scomunica che gli aveva lanciato (Schiaffo di Anagni).
L'EPISODIO CHE SCATENO' LA GUERRA DEL VESPRO (Un ufficiale dell'esercito francese, tale Drouet, con il pretesto di doverla perquisire, mise le mani addosso ad una giovane nobildonna siciliana all'uscita dal vespro. Il marito della donna riusci a sottrarre al soldato francese la propria spada con la quale lo assassinò)
Location: Via Padolisi, 15
LA RIVOLTA DEI VESPRI A COSENZA
Carlo I d'Angiò mostrò subito le sue reali intenzioni nella gestione del regno. Trasferì la capitale da Palermo a Napoli. Ogni legame col passato normanno-svevo doveva essere cancellato.
Anche se lo Stato diventava meno accentratore di quello dei normanni-svevi, i nobili non ne ebbero quel beneficio sperato. Anche a loro furono imposti nuovi tributi.
Per Carlo il regno era una terra di conquista e di sfruttamento, che doveva essere governata col pugno di ferro. Il comportamento delle soldatesche angioine era aggressivo e feroce, tipico di una guarnigione occupante un paese ostile. La ribellione non tardò a venire. Iniziò la Sicilia, dove la repressione era ancora piu dura. Nel 1282 scoppiò la rivolta dei Vespri Siciliani, che varcò subito lo stretto e si diffuse in tutta la Calabria.
Cosenza sin dagli inizi si era opposta aspramente al dominio degli angioini.
Scoppiata la rivolta dei Vespri, Cosenza riprende la sua lotta e la rivolta si estende in tutta la valle del Crati. La guerra del Vespro durò venti anni e si concluse con la Pace di Caltabellotta, sottoscritta il 31 agosto 1302.
UNA BANDA DI BRIGANTI ASSALTA ED INCENDIA UNA CASA SIGNORILE A COSENZA CITTA'
Location: Angolo via Padolisi- vico II Padolisi
COSENZA NEL CAOS DELLE BANDE ARMATE E DEI BRIGANTI
Cosenza, anche sotto gli angioini non venne infeudata. Conservò sempre un soddisfacente margine di autonomia grazie ai numerosi privilegi elargiti dai dominatori. Ma la vita in città e nel cosentino, nel primo periodo angioino, si era imbarbarita.
Non solo per le lotte intestine che scoppiarono tra i nobili filo angioini e quelli rimasti fedeli agli ideali e alla prassi politica dei normanni-svevi, ma anche a causa di quella parte della popolazione che fu spinta al brigantaggio dalla fortissima pressione fiscale, che aveva reso la miseria intollerabile.
Le bande divennero così baldanzose da attaccare, non solo i nuclei di case isolate dove portavano morte e distruzione, ma anche le case signorili in città vennero saccheggiate ed incendiate.
LUIGI III D'ANGIO' E MARGHERITA DI SAVOIA ESCONO A CAVALLO DAL CASTELLO BEN VISIBILE ALLE LORO SPALLE
Location: Vico II Padolisi, 2
Il passaggio dall'età normanno-svevo al periodo angioino non fu facile per Cosenza. Passò un secolo prima di ritrovare la pace e la tranquillità. Nel 1432 Cosenza accolse Luigi III d'Angiò, che fece della città la sede dell'erede al trono di Napoli e il centro del Ducato di Calabria.
Il castello venne riadattato a dimora principesca per ospitare Luigi III d'Angiò e sua moglie Margherita di Savoia. Ma il loro soggiorno fu breve. Luigi III fu colpito dalla malaria e morì il 12 novembre 1434. Fu seppellito nel Duomo di Cosenza.